We want sex

(equality)


a cura di filmzone.it

 

 

 

1968. L'Inghilterra era pronta alla minigonna ma non lo era ancora per la parità. A rendersene conto per prime furono proprio le donne, quelle che le minigonne le indossavano davvero. O le sognavano, sfogliando Vogue. Nessuno ci dirà mai se una delle 187 operaie della Ford di Daghenam protagoniste di questa deliziosa commedia di Nigel Cole abbia mai avuto anche solo il tempo di immaginarla una minigonna. Ma ci piace pensare che quel gruppo di ragazze coraggiose che portarono a termine un durissimo sciopero sfociato in un emendamento per la parità salariale tra uomini e donne, avessero, a modo loro, quel gusto sottile per la moda, quel sorriso e i capelli alla Jane Fonda.

Potere del cinema inglese, di quel tipo di commedie alla Calendar Girls (dello stesso regista) o alla Full Monty, per fare pari fra uomini e donne. Magari, osando un po' in eccesso, di un certo cinema alla Ken Loach, sempre in periferia, sempre onesto e capace, seppur con altri toni, a raccontare quel fatto lì che un po' il mondo l'ha cambiato, in un paese che conosce bene.

Di certo i veri fatti dietro allo sciopero delle operaie della fabbrica Dagenham (all'epoca la più grande d'Europa) potevano essere narrati con toni ben più duri, ma la commedia dolce e amara di Cole non manca di rispetto alla fatica, al coraggio, alle condizioni pessime in cui versava il lavoro di quelle donne, capitanate da una battagliera portavoce Rita O' Grady (interpretata da una meravigliosa Sally Hawkins), giovane moglie e madre al lavoro nel malandato laboratorio dei sedili delle auto che proclama uno sciopero ad oltranza attirandosi la rabbia degli operai maschi, prima alleati...

E chiaramente quando sullo schermo ci arriva un veterano del genere donne & rivoluzioni (non dimenticheremo mai la protagonista de L'erba di Grace) gli ingredienti sono tutti al posto giusto: un cast corale costruito con dettagli e cura, costumi glam - fra tutti i meravigliosi trench, gli hot pants e le stampe optical della Swinging London - una protagonista "per caso" che cresce, si evolve, si appassiona, un sogno di fondo, qualche imprevisto e grandi ostacoli contro cui remare.

Lo spirito di solidarietà fa vincere il gruppo grazie all'aiuto della deputata nel governo laburista di Harold Wilson Barbara Castle (Miranda Richaardson), un personaggio in anticipo sui tempi. Convinse la Ford a rendere quasi uguali igli stipendi di uomini e donne e varò due anni dopo l'equality pay act, la legge che sancisce il diritto all'uguaglianza salariale.

Secondo il regista " Allora le donne non rivendicavano il diritto di avere tutto: casa, famiglia, lavoro. Quello è venuto dopo. E poi abbiamo scoperto che non è neanche tanto vero. Magari puoi avere tutto per un certo periodo, non tutto per tutto il tempo. Allora si sceglieva: Barbara volle il lavoro avendo in mente cosa fosse giusto e sbagliato. Il film parla di questo, del senso di giustizia."

Niente di nuovo, ma tutto suona bene, compresa la colonna sonora tutta Green Tambourine dei Lemon Pipers e bei pezzi di una nazione che cambiava suo malgrado, colpa del rock, della moda, delle radio, della nuova consapevolezza. A completare l'opera, colletti bianchi un po' scemi e sindacalisti cattivi, scenari perfetti per l'ambientazione - una fabbrica vera pronta a chiudere in Galles, con la partecipazione sul set di vere operaie - e un ritmo sempre azzeccato. Presentato al festival di Roma 2010, è divertente, godibile e brillante.

da filmzone.it